Cus cus con carne di pecora e verdure, più l'insalata di cetrioli



Di nuovo la carne di pecora come protagonista; questa volta si tratta di salsiccia di pecora – confezionata al momento dal mio macellaio di fiducia con aglio e prezzemolo – che, abbinata a verdure e cus cus, compone un piatto unico. Se, come in questo caso, si presenta il piatto in maniera un minimo originale, la cena con gli amici è risolta. Basta aggiungere una buona birra artigianale.



200 gr di salsiccia fresca di carne di pecora
120 g di cus cus precotto
1 melanzana media
1 cetriolo
¼ di cipolla bianca
4 cucchiai di yogurt greco
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
1 cucchiaino di zucchero di canna
1 pizzico di sale
burro

Sbucciare il cetriolo, aprirlo ed eliminare la maggioranza dei semi, quindi tagliarlo in dadini piccoli e regolari. Affettare la cipolla e ridurla ulteriormente in piccoli pezzi, quindi unire lo yogurt alle verdure e condire con 2 cucchiai d’olio, lo zucchero e il sale.

Affettare la melanzana e ottenere fette rotonde e sottili. Cuocerle senza condimenti su una piastra, una plancia o una bistecchiera.

Tagliare la salsiccia fresca di pecora in tocchetti di circa 5 centimetri e cuocere anch’essi alla piastra.

Nel frattempo scaldare un bicchiere abbondante di acqua in un pentolino, aggiungere un pizzico di sale e un pezzetto di burro. Quando bolle unire il cus cus precotto, spegnere e lasciar riposare per 5 minuti. Quindi sgranare con una forchetta.



Disporre su ogni piatto due fette di melanzana sovrapposte, sistemare lì sopra due pezzi di salsiccia grigliata, sovrapporre altre due fette di melanzana, aggiungere un cucchiaio di cus cus. Altre due fette di melanzana e un ultimo pezzo di salsiccia completeranno la “torre”. Aggiungere un cucchiaio abbondante di insalata di cetriolo e yogurt e servire.



Crostata alternativa alla confettura di albicocche e timo



Con questa ricetta partecipo alla celebrazione della






che per il  



ricorre oggi, 9 settembre.



Ambasciatrice di questo dolce semplice ma goloso è la collega e amica 
Silvia De Lucas Rivera del blog





Questa mia versione della crostata con la confettura è consapevolmente provocatoria. Non che stia proponendo chissà quale rivoluzione, ma il fatto è che da un po’ di tempo sto cercando di sostituire in alcune ricette classiche - come appunto la pasta frolla per le crostate - la farina 00 o 0 con la semola di grano duro e lo zucchero bianco con quello di canna. Pur mantenendo cioè le proporzioni canoniche di ingredienti secchi e umidi e di grassi, cerco di capire quali aggiustamenti si possono apportare per avere comunque un buon risultato di consistenza e di gusto. Inoltre sto cercando di utilizzare per quanto più possibile i prodotti locali sardi, che sono quasi sempre di ottima qualità (sapendo scegliere, ovvio).



Poiché la crostata con la confettura o marmellata è un dolce più o meno casalingo, che tutte le nonne e le mamme propongono da sempre ai loro bimbi per la merenda e le festicciole, va da sé che la ricetta è soggetta a degli adattamenti personali praticamente infiniti. Ho fatto un rapido sondaggio tra le ziette (leggi: anziane mamme delle amiche) e ne ho ricavato un bel guazzabuglio di consigli pratici e di “trucchi” che, diciamocelo, a volte sono più scaramantici che gastronomici. Alla fine ho ringraziato tutte, ho consultato Montersino, Guarnaschelli Gotti e anche il “mago della frolla” Michel Roux e ho fatto di testa mia.



La semola utilizzata viene da Samugheo (Oristano), da un piccolo produttore che la vende non confezionata; il burro è una vera chicca: viene da Osidda (Nuoro) ed è prodotto da un minicaseificio. Profumo e consistenza sono quasi... formaggiosi: una sorta di salto indietro nel tempo.



La confettura è mia ed è di albicocche Busucciu, una varietà piccola e saporitissima che rallegra l’inizio estate del Nord Sardegna con il suo colore acceso. Essendo una varietà molto dolce la confettura si può fare con pochissimo zucchero (solo 300 grammi su un chilo di frutta). Per personalizzarla ho aggiunto un infuso di timo selvatico. La ricetta, se volete, la trovate in questo post di luglio.



Il metodo è, come dicevo, poco ortodosso.



Ecco la mia ricetta per una crostata da 30 centimetri di diametro (con i ritagli si possono fare ottimi biscotti)





400 g di semola rimacinata finissima di grano duro varietà Senatore Cappelli di Samugheo

200 g di burro freschissimo di Osidda

150 g di zucchero di canna

80 g di tuorli d’uovo

1 grosso pizzico di sale

scorza grattugiata di ½ limone non trattato
confettura di albicocche q.b.



Ho setacciato la semola. Ho lasciato ammorbidire il burro.


Ho montato i tuorli d'uovo con lo zucchero aggiungendo il sale e la scorza di limone.


Ho intriso la farina con il burro fino ad avere briciole piccolissime ben unte.

Ho aggiunto il mix di uova e zucchero, ho amalgamato e poi impastato con le mani.

Ho avvolto la pasta nella pellicola e l’ho lasciata riposare una intera notte in frigorifero.


Ho tenuto da parte un pezzetto di impasto e ho steso il resto direttamente nella crostatiera di ceramica ben unta e "insemolata". Ho bucherellato il fondo e rimesso in frigorifero mentre si scaldava il forno a 180°.
 
Ho ritagliato i decori. Ho steso uno strato abbastanza spesso di confettura di albicocche, ho disposto i decori e ho cotto esattamente 40 minuti sul ripiano centrale del forno modalità ventilata.





Ho atteso qualche minuto prima di sfornare e che fosse completamente fredda prima di tagliarla.






Fregula risottata con verdure grigliate, capperi di Selargius e ricotta mustia



Un primo piatto (ma anche un piatto unico) di pasta e verdure. Una ricetta semplicissima, che, più che altro, si basa su ingredienti scelti e freschi: la splendida – da vedere e da mangiare – Cipolla Rossa di Tropea IGP, pomodori, basilico e i capperi di Selargius (Cagliari). 

Se non li conoscete vi consiglio di rimediare subito, perché non hanno nulla di invidiare ad altre varietà più conosciute e meritano attenzione. I capperi selargini rischiano di scomparire, perché a Selargius c’è un solo produttore che li coltiva, raccoglie e commercializza, con impegno, fatica e oggi anche con un certo successo: Marco Maxia. 

Completa il piatto un pochino di ricotta mustia, che utilizzo spesso per la mia cucina e della quale vi ho già parlato altre volte



Per due persone:

140 g di fregula grossa tostata
½ l di brodo vegetale
1 zucchina verde media
12 pomodorini ciliegini
1 cucchiaio di capperi di Selargius sotto sale
1 pomodoro secco
1 manciata di foglie fresche di basilico
Cipolla Rossa di Tropea
olio extravergine di oliva
ricotta mustia


Dalla zucchina ricavare delle fette sottilissime tagliate in diagonale, quindi non molto lunghe. Tagliare i pomodorini in due. Scaldare una piastra, bistecchiera o plancia e grigliare le verdure. Lasciarle raffreddare. In questo modo le verdure saranno cotte senza condimenti e aggiungeranno un sapore particolare alla fregula.

Sciacquare i capperi e il pomodoro secco, mondare il basilico.

Frullare insieme i capperi, il pomodoro secco, il basilico, due cucchiai d’olio e le verdure grigliate, tranne qualche fetta di zucchina e qualche pomodorino da utilizzare in seguito come decorazione del piatto. Non aggiungere sale.

Scaldare il brodo vegetale. In una padella tipo wok versare due cucchiai di olio extravergine di oliva e unire subito alcune fette sottilissime di cipolla rossa di Tropea. 

Mescolare e aggiungere la fregula; mescolare ancora, quindi aggiungere un mestolo di brodo e proseguire la cottura a fuoco dolcissimo, aggiungendo brodo via via, come se fosse un risotto. Dopo circa dieci minuti aggiungere il “frullato” di verdure e basilico e terminare la cottura facendo assorbire tutto il brodo.



Versare la fregula nei piatti, decorare con le verdure grigliate tenute da parte e completare con alcune scaglie di ricotta mustia. Servire immediatamente.



L'Orata Spensierata per la Giornata nazionale dei malloreddus del Calendario del cibo italiano di AIFB

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Secondo il Calendario del cibo italiano promosso da AIFB (Associazione Italiana Food Blogger) cui aderisco, oggi è la

Giornata nazionale dei malloreddus.



Ne sono ambasciatrice. Principalmente per amore verso la Sardegna, generosa terra che mi ospita da quasi dieci anni con reciproca – spero! – soddisfazione. 

E poi perché, con il mio articolo, che trovate sul sito di AIFB, mi premeva sottolineare come “lo gnocchetto sardo” sia un concetto ampio, vario e dalle mille sfaccettature. 

A partire dal nome – diverso da nord a sud dell’isola – passando per le dimensioni, per finire con i condimenti. 

Mi aiutano nel compito non solo la somma Grazia Deledda (1871 – 1936, premio Nobel per la letteratura nel 1926), ma anche le amiche e colleghe blogger:



Valentina De Felice – Di verde di viola - http://www.diverdediviola.it/diverdediviola/



Irene Prandi – Stuzzichevole –




Tamara Giorgetti – Un pezzo della mia Maremma




Cristina Tiddia – My cooking idea



E, ovviamente, tutte le altre socie e tutti gli altri soci che vorranno dedicare una ricetta a quaesta ottima pasta sarda. 
Grazie a tutti!