Torta di ricotta e pere


La mia amica Maria Cristina mi ha passato un'ottima ricetta per la torta di ricotta, che lei, a sua volta, ha preso da sua mamma. 

Insomma, una torta superclassica tramandata di mamma in figlia, che io ho un po' rivisitato. 

Facilissima da fare con ingredienti molto comuni. L'unico accorgimento è, ovviamente, procurarsi una ricotta "vera", buona, fresca, non acquosa, saporita. 


300 g di ricotta fresca di pecora (ma anche di vacca va bene)
200 g di zucchero di canna
200 g di farina 00 + un po'
130 g di farina integrale di grano korashan (commercialmente Kamut)
2 uova intere
1 bustina di lievito in polvere per dolci
succo di limone
1 pera grande (o 2 piccole)

Pesare gli ingredienti, miscelare tra loro le farine e il lievito, passare la ricotta attraverso un setaccio o un colino robusto.

Mondare la pera (o le pere) e tagliarla a piccoli pezzi irregolari, quindi raccogliere i pezzi in una scodella e irrorali con succo di limone.

Accendere il forno e portarlo a 180°.

Imburrare e infarinare una tortiera del tipo apribile (io ne ho usata una di 22 cm di diametro, ma, se l'avete un po' più grande, va bene lo stesso).

Montare le uova con lo zucchero, usando una frusta, fino a ottenere un composto molto leggero e spumoso. 
Poi unire la ricotta e mescolare bene. 
Unire, setacciando e poco per volta, il mix di farine e mescolare (ora con una spatola di silicone o un cucchiaio di legno) fino ottenere un composto liscio e senza grumi.

Per ultimi unire i dadini di pera, scolati dall'eventuale succo di limone e cosparsi di farina (in modo che non affondino e si distribuiscano meglio nell'impasto).

Versare l'impasto nella tortiera, infornare e cuocere circa 30 minuti a 180°; poi abbassare la temperatura a 160° e cuocere altri dieci minuti.

A cottura ultimata aprire il forno e attendere dieci minuti prima di estrarre la tortiera dal forno e la torta dalla tortiera. Quindi deporla su una griglia e lasciarla raffreddare (tagliarla quando è ancora calda è un grande rischio!).

Se proprio proprio volete esagerare, potete servirla con una leggera crema alla vaniglia.


Spaghetti alla chitarra con radicchio


Piove, anzi diluvia, anzi grandina. Chiusa in casa, per giunta con con un raffreddore che ha ceduto il posto a due giorni di afonia totale, una poveretta come può distrarsi se non facendo la pasta? In fondo è abbastanza facile e non richiede una perfetta lucidità…

Semola rimacinata di grano duro
acqua tiepida
olio extravergine di oliva
sale


radicchio lungo
cipolla rossa
olio extravergine di oliva
vino bianco
 
Lavorare la semola con un po' di olio, unire un pizzico di sale, quindi aggiungere tanta acqua quanta serve per ottenere un impasto omogeneo ed elastico. Lavorarlo finché non sarà perfettamente liscio, quindi formare una palla, avvolgerla strettamente in pellicola per alimenti e conservarlo in frigorifero per circa mezz'ora.

Nel frattempo sistemare sul piano di lavoro la propria (bellissima!) chitarra* e preparare il sugo per condire la pasta. 
Affettare sottilissimamente la cipolla farla appassire in tegame con un filo d'olio. Spruzzare un po' di vino bianco e lasciar sfumare. Attendere un paio di minuti quindi unire anche il radicchio mondato, lavato e tagliato a striscioline sottili. Aggiungere un paio di cucchiai d'acqua calda e lasciar stufare.



Estrarre la pasta dal frigorifero, suddividerla in più parti e stendere diverse sfoglie non troppo sottili con il matterello. Passare le sfoglie sulla chitarra e ricavare gli spaghetti.

Cuocere gli spaghetti in abbondante acqua con sale e un cucchiaio d'olio.







Scolarli al dente (pochisssssimi minuti) e unirli al sugo, aggiungendo, se serve, ancora un filo d'olio.

Servire subito (la pasta fresca si raffredda in fretta).



Frittosformato di broccoletti, ovvero l'ennesima combinazione di broccoletti e formaggio erborinato


Più che altro cercavo l'occasione buona per utilizzare per la prima volta una tortiera nuova. Me l'ha regalata mia zia raccogliendo meticolosamente i punti-spesa di un noto supermercato; è di buona marca e di un colore che magari non sarà proprio alla moda, ma che a me piace molto.
Non per nulla me la sono portata qui sull'isola stipata in valigia l'ultima volta che son tornata dalla metropoli, sfidando le capacità muscolari (muscolari, che parola grossa!) delle mie braccia e i controlli della compagnia aerea!

Così oggi ho sperimentato questa… cosa a cavallo tra una frittata, uno sformato e una torta salata, in totale assenza di condimenti e di sale. Non era male, dopo tutto.

3 broccoletti
4 uova
formaggio erborinato di latte di pecora o Gorgonzola
1 spicchio aglio
cipolla




Scaldare il forno a 170°

Mondare, lavare e lessare i broccoletti interi, in acqua leggermente acidulata con uno spicchio d'aglio e alcune guaine di cipolla.

Sbattere le uova e sminuzzare il formaggio.

Bagnare con acqua fredda un pezzo di cartaforno, strizzarlo e foderare la tortiera nuova.

Scolare i broccoletti, tritarli non troppo finemente (ovvero non vanno frullati, ma passati al tritatutto, per capirci) e versarli sul fondo della tortiera; versare le uova sbattute e, con una spatola, livellare il composto.

Distribuire il formaggio sulla superficie, infornare sul ripiano centrale del forno - in modalità ventilata - e cuocere circa 20 minuti.

Estrarre la tortiera, attendere qualche minuto, quindi estrarre la "torta" aiutandosi con i lembi della cartaforno. Attendere ancora qualche minuto prima di tagliarla a fette.





Anche qui ci sono i barracuda?!? Allora li cucino con i pomodori

 
Alle prese con tre barracuda appena pescati… non è mica facile venire a capo di pesci simili, lunghi oltre 60 centimetri e dotati di un musetto davvero poco rassicurante!

Non li avevo mai cucinati: quindi, per non saper né leggere né scrivere, ho adottato la ricetta che mi è parsa più facile e più controllabile.

Barracuda
pomodorini ciliegia dalla Sicilia
una piccola patata
aglio
limone
peperoncino
capperi
sale
olio extravergine di oliva




Eviscerare, squamare e privare della testa i pesci. Tagliarli a tranci. Si fa un po' di fatica, ma il taglio viene bello pulito. Sciacquare i tranci ottenuti  e tenerli da parte.

Tritare finissimamente un poco di scorza di limone (solo la parte gialla) e unirla a un'emulsione fatta con olio, peperoncino in polvere (abbondante: si deve sentire), un pizzichino di sale, aglio grattugiato a piacere e succo di limone ben filtrato.


Sminuzzare una manciatina di capperi (se sono sotto sale lavarli benissimo).


Tagliare in due i pomodorini ciliegia.
Sbucciare una piccola patata e ridurla in dadolata minuscola (brunoise).


Scaldare pochissimo olio in una padella larga, antiaderente o di ceramica - io ho usato quest'ultima e credo sia la soluzione migliore - , con uno spicchio d'aglio intero. 


Adagiarvi i tranci ben stesi uno accanto all'altro e scottarli per un minuto; girarli e attendere un altro minuto, quindi unire i dadini di patata e, di seguito, i pomodorini, i capperi e l'emulsione di olio e limone.
Coprire con un coperchio grande e lasciar cuocere circa 8 minuti.


Potete controllare la cottura con una forchetta: se la carne si stacca perfettamente dalla grossa lisca centrale, i tranci sono pronti.
Se volete un sughetto più denso fate cuocere ancora a fuoco vivace e padella scoperta, ma per non più di un minuto.


Servire subito, cospargendo i pezzi di pesce con l'intingolo di pomodoro e limone.




Mediterraneo è anche un destino


Son diversi giorni che cerco un inizio convincente per questo post, ma non ci riesco. 

Non so se cominciare dall'emozione intensissima che ha suscitato in me la Cattedrale di San Nicola Pellegrino, che sognavo di vedere da anni e che mi è apparsa fin da lontano, in tutto il suo chiaro splendore, pura e magnifica.


Cattedrale di San Nicola Pellegrino - Trani

Oppure se gettarmi direttamente sul cibo, magnificando taralli, orecchiette di grano arso, olio, olive… o il pesce, i polpi, le cicale freschissimi venduti direttamente sulla banchina di un porto piccolo, bello e ordinato. 

Porto di Trani

Oppure se condividere il piacevole stupore che mi ha colto vedendo, in una sera di marzo resa decisamente frizzante dalla Tramontana, la città piena di gente di tutte le età che passeggiava tranquilla salutando amici, chiacchierando, girando per negozi (aperti la domenica, oltre le 20, librerie comprese). Talmente tanta gente che i Vigili Urbani hanno dovuto improvvisare un'isola pedonale deviando il traffico da via Statuti Marittimi!

O dire quanto mi sono piaciute le strade e i palazzi tutti bianchi del centro storico. O di quanta simpatia mi hanno ispirato i cani del porto, stesi a-non-far-nulla, con il più vecchio ben sistemato su un cartone, per non patire troppo il freddo dalle pietre del selciato.
 
Trani


Trani


Trani. Bar Centrale
Insomma, avete capito che Trani mi ha affascinato.

A cominciare dalla colazione, presa ogni mattina al Bar Centrale di corso Cavour 57: croissant appena sfornati dalla pasticceria (sì, è anche pasticceria e cioccolateria), un ottimo cappuccino e il classico bicchiere d'acqua serviti con naturale (e per naturale intendo vera, non costruita) gentilezza su tavolini coperti da tovagliette di lino. 



Per finire con la cena in un luogo che
Trani.Le Lampare al Fortino
basterebbe, anche vuoto, persino se non vi servissero da mangiare, a riempirvi la serata: Le Lampare al Fortino(sito Internet)


Questo ristorante offre in estate un bellissimo spazio all'aperto affacciato sul porto, ma, d'inverno, vi fa mangiare nientemeno che dentro una chiesa (un tempo consacrata a Sant'Antuono) del XII secolo. Mare nel piatto, servizio squisito, attenzioni e… bellezza.

E in mezzo? Beh, ovviamente si deve pur far la spesa da qualche parte! 

Io l'ho fatta da Delizie pugliesi (sito Internet), dove un giovane competente, gentilissimo ed evidentemente appassionato del suo territorio e del suo lavoro (per fortuna che ancora ce ne sono!) mi ha guidato con sicurezza nell'acquisto di pasta, olio e vino. 
E, alla fine, mi ha persino regalato un simpatico gratta-aglio!

E se non si sta seduti a tavola e nemmeno si fa la spesa? 

Si salta in macchina e si visitano luoghi che, sotto il cielo plumbeo di un marzo decisamente anomalo, mostrano, forse, che la loro vera magia si coglie proprio quando non c'è l'abbagliante luce del sole del sud, quando non ci sono persone, quando persino i gatti cercano di non avventurarsi troppo nel vento. 

Ostuni. Gatto infreddolito

 
Si va a Bitonto a vedere la Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Valentino; ma anche quella di Santa Maria di Ruvo. 

E poi si scende fino ad Alberobello e Ostuni. 
Impossibile non fermarsi a bocca aperta davanti alla follia architettonica di Castel del Monte. 
E poi si risale fino a Manfredonia a vedere l'abbagliante chiesa di Santa Maria di Siponto.


Bitonto. Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Valentino

 
Ruvo. Cattedrale di Santa Maria

 
Castel del Monte

 
Alberobello


Ostuni. Cattedrale di Santa Maria Annunciata

 
Manfredonia. Santa Maria di Siponto


E lungo qualsiasi strada, in qualsiasi luogo: ulivi ulivi ulivi centenari. 
Così profondamente commoventi che mi sono sorpresa a pregare - io, che non lo faccio mai - affinché non siano mai vittime della cattiveria degli uomini.


Campagna pugliese


Per maggiori informazioni potete consultare:

- http://www.casteldelmonte.beniculturali.it/

- http://www.viaggiareinpuglia.it/hp/it

- http://www.comune.trani.bt.it/

 

Adorabili triglie!


 



Se vi tocca in sorte di passare in quello splendido lembo d'Italia, denso di cose bellissime, occupato dall'Abruzzo e dal Molise (sono piccoli e le distanze, tutto sommato, minime) concedetevi assolutamente una sosta Al Metrò di San Salvo Marina(Chieti). 
Uno dei miei ristoranti preferiti.




 


http://www.ristorantealmetro.it/